come buttare una bottiglia in mare, sperando che non colpisca in testa una cernia |
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venerdì, aprile 30, 2004
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7:16 AM
by giovanna
come un gatto selvatico randagismo primavera di pioggia asfalto bagnato devo scappare correre devo mettere tutto questo nei capelli, nelle mani, nello sguardo della mia strega martedì, aprile 20, 2004
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1:54 AM
by giovanna
Zoppicante manager presunto in realtà nuovo proletario in subaffitto. Pratica la vela per riscatto sociale: la cima la bolina la randa che palle! Sono sicura che il mare prima o poi lo sputerà fuori, stanco pure lui di tutta questa ipocrisia, con una bellissima onda anomala ci liberera prima o poi da tutti questi velisti fashion mesciati e abbronzati. Splash!!! Sarà divertente. E a me, a ripensarci, non può che tornarmi in mente il ritornello di venere di carmen consoli "...triste annoiata e asciutta...sarei la tua venere storpia...sarei..."
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1:48 AM
by giovanna
venerdì, aprile 16, 2004
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12:52 AM
by giovanna
e "un gelato al limone un gelato al limone" alla radio inevitabile un principio di gastrite in fondo al cuore... ma quando cazzo arriva questa primavera? giovedì, aprile 15, 2004
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8:20 AM
by giovanna
glielo scrivo? non glielo scrivo tanto non capisce
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1:39 AM
by giovanna
E si ricordava di quel pomeriggio in cui suo zio, quello bello e importante, lo zio che parlava bene, lo zio con i capelli bianchi e gli occhi azzurri e la camicia profumata d’amido, aveva spaccato in due una matita rossa e blu, per la rabbia. Perché lei non capiva. E quella matita era rimasta sul tavolo della cucina, accanto al barattolo dello zucchero rovesciato, con lei che la fissava paralizzata. Senza piangere. Senza battere ciglio. Con le braccine magre lungo i fianchi su una sedia troppo alta. Sgomenta e piena di vergogna. E quelle due metà spezzate, la metà rossa e la metà blu, rimanevano un mistero che la terrorizzava. Quella per lei era UNA matita rotta per la rabbia, continuava ad essere una sola matita, rotta a causa della sua stupidità, non due parti…”divise”…come le vedeva lo zio furioso. E invece, per la piccola Anna, quanto era più facile far scorrere la penna in fluide paginette d’ “uva” e di “sole” e di “la mia mamma cucina”. E, quando era più grandicella, a raccontare vacanze al mare che in realtà non aveva fatto. Ma era facile immaginarle e scrivere. Arrampicarsi con l’inchiostro su montagne di sabbia e disegnare sul foglio parole complicate per un bambino piccolo, come “cavalluccio di mare” e “alghe marine”. Scrivendo respirava e per qualche momento si liberava dalla convinzione e dalla vergogna di essere stupida... mercoledì, aprile 14, 2004
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6:51 AM
by giovanna
ne segue L'attesa ne segue L'inquietudine e la voglia di tornare di andare smania nelle gambe e rosso negli occhi sale nella lingua voglio diventare asettica come una garza sterile voglio diventare isolata come un filo di rame in un tubo di plastica voglio diventare un broccolo bollito voglio diventare pastina d'ospedale cucciolo di cane con gli occhi chiusi e d'inverno pallone dimenticato sulla terrazza al mare
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5:39 AM
by giovanna
Un esempio del primo caso e' il mare. Le onde del mare sono sue, del mare. Non sono uguali, non sono prevedibili. Un esempio del secondo caso sono i movimenti circolari di un'acqua di lago provocati da un sasso lanciato. Quei cerchi concentrici sono uguali e controllabili. E appartengono alla mano che ha lanciato il sasso. Il lago e' un mezzo. Il mare e' inizio e fine.
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4:58 AM
by giovanna
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