come buttare una bottiglia in mare, sperando che non colpisca in testa una cernia

venerdì, aprile 30, 2004


curiosa e graffiata e livida
come un gatto selvatico
randagismo
primavera di pioggia
asfalto bagnato
devo scappare
correre
devo mettere tutto questo
nei capelli, nelle mani, nello sguardo della mia strega



martedì, aprile 20, 2004


Ma questo parla solo di centri fitness e colleghi! Dice figa, fiko che figo.
Zoppicante manager presunto in realtà nuovo proletario in subaffitto.
Pratica la vela per riscatto sociale: la cima la bolina la randa
che palle!
Sono sicura che il mare prima o poi lo sputerà fuori, stanco pure lui di tutta questa ipocrisia, con una bellissima onda anomala ci liberera prima o poi da tutti questi velisti fashion mesciati e abbronzati. Splash!!! Sarà divertente.

E a me, a ripensarci, non può che tornarmi in mente il ritornello di venere
di carmen consoli "...triste annoiata e asciutta...sarei la tua
venere storpia...sarei..."


Mi piace pensare che l'essenza di trementina sia fatta con le gemme delle conifere.

venerdì, aprile 16, 2004


foschia milanese su roma stamattina
e "un gelato al limone un gelato al limone" alla radio

inevitabile un principio di gastrite in fondo al cuore...

ma quando cazzo arriva questa primavera?





giovedì, aprile 15, 2004


pessimismo o presunzione?

glielo scrivo?
non glielo scrivo
tanto non capisce


...Anna si agita, arranca tra qui numeri imprigionati in un alveare di celle excel e fa fatica. Lei i numeri non li capisce mai facilmente, non le piacciono. La fanno sentire stupida. Già da quando aveva cominciato a scriverli le prime volte non le veniva bene. Inciampava nell’angolo troppo acuto dell’1 e in quelle curve chiuse dell’8, quelle curve che giravano a vuoto all’infinito, ruote per scoiattoli. Per non parlare di quando avevano cercato di spiegarle che quei numeri potevano essere sommati e sottratti. E poi le divisioni, che tutti gli altri bambini, anche quelli più piccoli di lei, sapevano fare e lei no e se ne vergognava. E appena qualcuno provava ancora un volta a spiegargliele, ‘ste divisioni, lei non riusciva a stare dietro alle cose logiche che quello diceva e diventava rossa e si sentiva le guance caldissime come stessero per scoppiare e allora perdeva completamente il controllo dei suoi pensieri.
E si ricordava di quel pomeriggio in cui suo zio, quello bello e importante, lo zio che parlava bene, lo zio con i capelli bianchi e gli occhi azzurri e la camicia profumata d’amido, aveva spaccato in due una matita rossa e blu, per la rabbia. Perché lei non capiva. E quella matita era rimasta sul tavolo della cucina, accanto al barattolo dello zucchero rovesciato, con lei che la fissava paralizzata. Senza piangere. Senza battere ciglio. Con le braccine magre lungo i fianchi su una sedia troppo alta. Sgomenta e piena di vergogna.
E quelle due metà spezzate, la metà rossa e la metà blu, rimanevano un mistero che la terrorizzava. Quella per lei era UNA matita rotta per la rabbia, continuava ad essere una sola matita, rotta a causa della sua stupidità, non due parti…”divise”…come le vedeva lo zio furioso.
E invece, per la piccola Anna, quanto era più facile far scorrere la penna in fluide paginette d’ “uva” e di “sole” e di “la mia mamma cucina”. E, quando era più grandicella, a raccontare vacanze al mare che in realtà non aveva fatto. Ma era facile immaginarle e scrivere. Arrampicarsi con l’inchiostro su montagne di sabbia e disegnare sul foglio parole complicate per un bambino piccolo, come “cavalluccio di mare” e “alghe marine”.
Scrivendo respirava e per qualche momento si liberava dalla convinzione e dalla vergogna di essere stupida...


mercoledì, aprile 14, 2004


di nuovo mi sono mischiata con la vita
ne segue L'attesa
ne segue L'inquietudine
e la voglia di tornare
di andare
smania nelle gambe
e rosso negli occhi
sale nella lingua

voglio diventare asettica
come una garza sterile

voglio diventare isolata
come un filo di rame in un tubo di plastica

voglio diventare un broccolo bollito
voglio diventare pastina d'ospedale
cucciolo di cane con gli occhi chiusi
e d'inverno pallone dimenticato sulla terrazza al mare


Esistono cose che si muovono di proprio movimento interiore e cose che sono immobili e si muovono solo per "reazione", con un movimento provocato dall'esterno.
Un esempio del primo caso e' il mare. Le onde del mare sono sue, del mare. Non sono uguali, non sono prevedibili.
Un esempio del secondo caso sono i movimenti circolari di un'acqua di lago provocati da un sasso lanciato. Quei cerchi concentrici sono uguali e controllabili. E appartengono alla mano che ha lanciato il sasso.
Il lago e' un mezzo. Il mare e' inizio e fine.



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