come buttare una bottiglia in mare, sperando che non colpisca in testa una cernia

giovedì, agosto 26, 2010




Il primo dipinto della mia ultima serie 'Passengers'
I due passengers del quadro erano sulla metro B, Roma, direzione Rebibbia.

mercoledì, marzo 24, 2010


Come al solito i camerieri si sono sentiti in dovere di familiarizzare con me. Perchè sono a cena da sola in un ristorante di una città che non conosco. Ogni volta che mi passano davanti sorridono. Sorridono troppo. Il cameriere più anziano alla fine si decide e mi chiede se mi trovo a Lucca per lavoro. Avrei voluto dirgli di no ma poi finisco per sentirmi in dovere di tranquillizzarlo e ammetto che sì, sono da sola a cena  per lavoro. Mi portano il vitello con i carciofi che ho ordinato.

E mentre mastico mi arrendo. E va bene, hanno ragione loro. Hanno ragione... non va bene cenare da soli in una città sconosciuta. Soprattutto se sei triste. Soprattutto se sei una donna.
Soprattutto se tua madre ti ha chiamato qualche ora prima per dirti che il tuo cane è morto. Sì era vecchio. Sì le solite frasi...meglio che non abbia sofferto troppo. Ma sono frasi di circostanza. Perchè Silvestro se ne è andato. E questo è tutto. Perchè Silvestro mi ha accompagnato nei miei giorni di primavera e anche nelle mie notte infelici, quando non potevo dormire e ce ne andavamo in giro sbandati. E la polizia ci fermava perchè erano strani quella ragazza e quel cane in giro da soli alle tre di notte.

Perchè i poliziotti, come i camerieri dei ristoranti, lo sanno che non sta bene che le donne girino da sole di notte, cenino da sole nelle città sconosciute. E forse hanno ragione loro.

E poi Silvestro, quando ero malata, poggiava la faccia accanto alla mia sul cuscino, e mi guariva.

Il ricordo più bello, però, è quello di quel giorno in cui nevicò. Impazzimmo di felicità, e corremmo a sfinimento quel giorno della neve . Alla sera, me lo ricordo, eravamo esausti di felicità. E' un bel modo di essere esausti, e capita di rado.

Ma io ai camerieri tutta 'sta storia qua di Silvestro non gliela racconto. Prendo la giacca e la borsa e vado via. Anche perchè la cena è buona ma stasera non mi va.

Rassicuro un ultima volta i camerieri con qualche frase di circostanza e torno nella mia stanza d'hotel con il letto barocco. E arrivederci Silvestro. Sto sola come te stasera. Nell'ennesima città sconosciuta. Forse ti penso meglio così.

Se fossi qua andremmo ancora per un'ultima notte in giro da soli, sbandati, noi due. Ad annusare l'aria.
ora, senza di te, sarò meno brava a ritrovare la strada.
Buonanotte, cane trovato, per Fortuna, la notte di san silvestro.

martedì, febbraio 16, 2010


Castagnola Pippa
Castagnola Pippa
ripete l'uomo pazzo in autobus.
Poi scende all'improvviso a una fermata.
Raccoglie un ramo caduto con certe foglie verdi e guarda in cielo.
Segue per direzione un pezzo di carta che gira per aria.

Noi, non pazzi, rimaniamo sull'autobus.

Quasi tutti diretti in ufficio
torneremo stasera
stessa strada
direzione contraria
ceneremo
andremo a dormire
stanchi di niente
dopo i programmi della sera.

Castagnola Pippa
Castagnola Pippa
mi ronza nel cervello
come un mantra liberatorio.

mercoledì, agosto 12, 2009


Sono anni che non passo da questo posto.
Per leggere levo la polvere con il polso della camicia, che tanto così bianca da sporcarsi non è.
Nè ben stirata.
Mi pare, ora, questo posto, una strada in mezzo a campi vuoti.
E mi viene voglia di riprendere il cammino.
Il sole è alto e scotta. E davanti non si vede nulla, a parte i campi.
Ma ormai ci sono tornata.
Non posso continuare.
Continuerò.

martedì, dicembre 05, 2006


Io li conosco quei posti.

I ragazzini là impiccavano i cani per gioco e poi li colpivano con le pietre mentre penzolavano.

C’era una mia compagna di scuola che abitava dentro una casa blindata. aveva le vasche da bagno con i rubinetti d’oro ma casa sua era vuota, mezzo vuota, e sopra i divani c’era la plastica. non ti ci potevi sedere. se no si rovinavano. e dei lampadari enormi.
Quando andavo a fare i compiti da lei c’erano sempre degli uomini silenziosi in stanza con noi. a me non piacevano. e non ci sono più voluta andare.
Mio fratello lo picchiavano quasi tutti i giorni, a scuola, perché non parlava mai e non gli piaceva fare a botte. anche adesso mio fratello non parla mai.
C’era un ragazzino più grande di me, Clemente, si chiamava Clemente, che ora fa il camorrista. Mi dicono che è diventato uno di quelli che si fa rispettare.
Sua madre raccoglieva i pomodori in campagna. ogni mattina venivano a prenderla con un furgone pieno di altre donne. abitavano in una baracca. il padre non ce lo aveva. la sorella si è ammazzata.
Sai com'è, si finisce per diventare cattivi.
Io di Clemente mi ricordo solo che una volta mi ha consolato perché un cane per strada mi aveva dato un morso. Alla mano destra. Mi diceva ‘non piangere non piangere ti accompagno io da tua mamma’. Avevo sei anni. Lui mi ha preso in braccio, e mi ha portato a casa.

Io li conosco quei posti.

lunedì, novembre 13, 2006


Impasto i bianchi e i grigi. E le terre.
Procedo più lentamente del solito.
Non uso colori.
Appena metto un grammo di rosso subito lo lenisco con un bruno di van dyck.
Gialli poi, non se ne parla proprio.
Verde solo mischiato al nero...perchè diventi fango.
Così compare sulla tela l'immagine di un ricordo
che dissanguo.
Levando i colori levo il sangue agli oggetti e ai luoghi.
Ma il bianco, è lui che mi tradisce,
mostrando col suo candore
le pieghe languide di un letto sfatto.
Il bianco ti fotte sempre, con la sua luce.

mercoledì, ottobre 18, 2006


mi abituo alla vista nuova.
dalla stanza dove dipingo ora.
specialmente di notte.
vista underground su caviglie e pneumatici.
niente tetti di cattedrali,
piuttosto voci che arrivano dall'alto.
e ginocchia.
un gatto che scappa. sporco di fuligine.
una cartella di bambino.
la città mi prende ancora di più dentro il suo ventre d'asfalto.
sono sempre più figlia sua.
e in fondo è quello che voglio.

giovedì, ottobre 12, 2006


l'ultima notte che ho dormito là.
nella casa davanti al mercato.
Le stanze vuote rivelavano tutto quello che le ha riempite.
Le parole facevano eco. E i silenzi anche.
e le lenzuola svelavano in ogni piega un giorno. una notte.
ma quello che ho lasciato stanotte, non si può dire.
E allora sarà una tela.
Sarà una tela grande.
Userò molto bianco. Pochi colori. Quasi solo terre e grigi.
Sarà un letto sotto una finestra.
Il mio letto. La mia finestra.
E basta.
La stanza vuota.
Con gli angoli così candidi.
Tutti gli angoli che ho lasciato.

venerdì, ottobre 06, 2006


A casa mia quando eravamo piccoli
non c'erano libri
solo l'enciclopedia medica e un libro sui faraoni.
E poi potevamo sfogliare l'album delle foto di nozze dei miei genitori
o vestro e postalmarket.
E però, nonostante non ci fossero a casa mia librerie piene zeppe fino al soffitto,
come quelle che vedevo a casa di una mia compagna di scuola figlia di notaio,
noi piccoli i libri li abbiamo cercati, amati. Preferiti a tutto il resto.
I primi ce li facevamo prestare dai miei zii. In quella casa di Napoli dove c'era, nel salone,
anche una statuetta di dedalo e icaro. E liquori nei mobili. E sigarette.
Una casa diversa dalla nostra.
Mi incantavo sempre a guardarla quella statua di dedalo e icaro. Con quelle ali.
Io ero piccola piccola e tra i primi libri che mi feci prestare mi ricordo 'la noia' di Moravia e 'Marcovado' e 'Quo Vadis'.
Chissà poi perchè scelsi quelli, che cosa mi suggerivano le copertine, i titoli, i nomi degli scrittori.
Da allora poi i libri me li facevo comprare dai miei genitori. O mettevo i soldi da parte in una piccola cassaforte di plastica rossa.
Poi piano piano hanno i libri hanno riempito casa mia e anche quella dei miei genitori.
Dentro degli scaffali pieni quasi come quelli della figlia del notaio. Certo in scaffali meno pregiati.
E mio padre, da quando non crolla più morto di sonno, subito dopo cena, per la fatica di un lavoro pesante, ha cominciato a leggerli. Tutti.
E stamattina mi ha detto che li ha finiti tutti quelli che sono a casa. Me ne ha chiesti altri.
Con la stessa avidità con cui io chiedevo, bambina, a lui, di regalarmeli. Per favore. E lui non li capiva bene, allora, questi oggetti di carta e di parole. Ma mi accontentava. Si fidava di me. Dei miei desideri. Dei miei sogni.
Bo. Quasi quasi mi veniva da piangere. Per una specie di tenerezza.

giovedì, ottobre 05, 2006


uno strarlcio così quasi a caso dal mio romanzetto in fieri. sempre in fieri.

Vista da qui la flebo sembra un calice di cristallo. Pieno di un liquore dolce. Visto da qui il bianco delle lenzuola sembra un abito pronto da indossare per la prima comunione. E il rumore degli attrezzi di metallo sui carrelli suona come le note isolate dei tasti di un pianoforte.
Un notturno di Chopin.
Non sono i tagli e i chicchi d’asfalto che mi sono entrati nelle mani a ferire. Di più è la malinconia. Respiro diligente, però. So che devo continuare a farlo. Con un ritmo costante.Chi lo ha detto che respirare viene automatico?
Io ora ci penso a ogni boccata d’aria che ingoio a sforzo. Come quando imparavo le tabelline a fatica. Faccio sforzo di non smettere la cantilena dei respiri. Perché, tutto sommato, voglio continuare. Uno per uno uno. Uno per due due.
Perché, nonostante tutto, ci sono attaccata ai pomeriggi al mare, e a quelle poche cose come il camminare a fianco, l’aspettare l’estate seduti sui muretti, il pane con l'olio ed il sale. Come ballare o come quando ti viene da ridere e non riesci a smettere. Come la tovaglia pulita e il vino a pranzo, una canzone che passa alla radio, certe mattine d’inverno, al mercato, con le buste della spesa ad aiutare mia madre, e mio padre che ci aspetta in macchina. Cose come addormentarsi con la stanchezza e il latte caldo, svegliarsi con una voglia di andare nelle gambe. I ricordi, le coincidenze. Il desiderio e le possibilità. Infinite. Che sempre rimangono, finchè si respira. E’ per questo che, diligente, ingoio questo ossigeno difficile. Attenta a non sbagliare.
Uno per uno uno. Uno per due due. Uno per tre tre.
Quando finalmente il respiro mi è tornato automatico mi hanno spostato dalla rianimazione in una stanza con altre persone.

giovedì, agosto 17, 2006


Non mi fido
di chi m'urla il suo amore
come un aquila starnazzante

chi urla troppo si strozza
e muore

mi fido piuttosto di chi aspetta in silenzio nella stanza

e così pure
preferisco chi m'odia con sorda ostinazione
a chi mi scrive canzoni d'amore che parlano di rive e di lune.
Generiche rive, generiche lune
non varranno mai una bestemmia contro.

non mi fido di chi mi dice bella per quel modo leggero, così crede, che ho di spostarmi i capelli dal viso

mi fido piuttosto dello sconosciuto che mi sfiora, per caso, col dorso la mano
nell afa e nei neon di una metropolitana stracolma
quando a sera, con gli occhi stanchi, rientro dal lavoro
con le buste della spesa
con dentro il latte e il pane

è, quella, la carezza di compassione e disperato amore
di chi sta nello stesso naufragio

non vi fidate, insomma, di chi v'urla il suo amore come
un'aquila starnazzante
né di chi vi dice la vostra insopportabile mancanza
sdraiato su un comodo cuscino
di una camera d'appartamento

sui comodi cuscini degli appartamenti
una carta da parati vale l'altra
così pure
una bocca
vale l'altra

e chi le bacia, povero stupido, crede che il rosso carminio d'alzarina sia uguale a un rosso di cadmio

mercoledì, luglio 05, 2006


è tempo
di tendere fionde
e di sciogliere i capelli
è tempo di preparare il pane
al mattino presto
quando è ancora alba
è tempo di levarsi gli abiti
è tempo di cogliere le ciliegie
più rosse
più dolci
è scaduto il tempo
del silenzio
del bianco
del digiuno

è tempo
di suoni e miele forte

scaduto il tempo
delle ortiche,
preparo
il tempo dei girasoli

lunedì, maggio 22, 2006


c'è stato quello con gli occhiali,
che russava e quando dormiva era un orribile orco.
e quello che sapeva solo ascoltare e
non sapeva dire nulla, se non sgranare rosari,
che quelli sono sempre uguali e facili da recitare.
e poi quello che su una parete bianca diventava bianco
e su una parete gialla, giallo.
Su una parete rossa, però, guarda un po', non sapeva diventare rosso.
e poi, te lo ricordi, quello che sul citofono prima del nome
c'aveva scritto 'arch.'?
Poi c'è stato quello sprezzante
che passava sui cadaveri e ci saltava sù con la corda.
arancio, pera, limone e fragola.
e poi poi

una domenica mattina
uno
con gli occhi azzurri
e un sorriso da ciliegie e primo sole
Lei lo notò anche se lui stava girato di spalle.
Figuriamoci che occhi deve avere uno che si nota
anche se sta girato di spalle.
e non aveva 'arch.' scritto sul citofono,
ma, anzi, neanche il nome.
Il nome, doveva indovinarlo lei, che andava a cercarlo.

Ma è facile indovinare
il nome di chi porta gli occhi azzurri e un sorriso da cilegie e primo sole.

mercoledì, marzo 22, 2006


Lasciate in pace per favore
il pittore. Non gli chiedete nulla.
Non gli mettete per favore le mani addosso.
Non gli frugate nelle tasche.

Hai preso pezzi d'anima
li hai tagliati a fette
ne hai raccolto il sangue in una bacinella di plastica
e lo hai buttato su del cotone bianco.
hai preso notti con la gastrite
hai preso un dolore antico
un pianto in una angolo di quando eri bambino
hai preso tua madre e tuo padre
hai preso il freddo
hai preso tutto quello che non capisci
e lo hai buttato su del cotone bianco

hai fatto tutto questo

per poi trovarti a un vernissage
con una faccia con gli occhi lessi
da cefalo
che tracanna vino
e ti chiede
'ma perchè sono così tristi questi quadri? sei tanto una bella ragazza'
'ma perchè c'hai messo un orologio sotto l' albero? che vuol di'?'


e una bocca che mastica
aperta
che ti dice
che carino
troppo bellino
che carino che carino

Lasciate in pace per favore
il pittore. Non gli chiedete nulla.
Non gli mettete per favore le mani addosso.
Non gli frugate nelle tasche.

Le domande per favore
fatele ai mercanti,
agli orridi critici che sanno
dare 'senso' e univoche spiegazioni.

I pittori lasciateli da soli con le loro bacinelle di plastica

e non usate per favore l'aggettivo 'carino'

mercoledì, marzo 15, 2006


Succede che ti trovi una sera
tra un orribile orco che ti respira in faccia,
e ti parla degli sponsor delle feste patronali
Succede che alla stesso tavola
alla tua destra sieda una donna con gli occhi a palla e il bacino stretto
che ti parla del fondotinta dei politici
e del martirio di berlusconi.
Succede che quella sera tu stai e non puoi andare via.
E poi ti chiedi, mentre il tuo fegato, dignitosamente, si autocorrode, ma perchè
non sbatto la borsa e anche il tavolo per aria e scappo via?
e poi gli orchi ti vogliono scortare sotto casa come ci potesse essere
per te
qualcosa di più minaccioso di loro..
E tu guardi la finestra del ristorante aspettando che arrivi
uno zorro qualsiasi a portarti via.
E ti dici che stai buttando una sera della tua vita in pasto a questi orchi.
Poi d'improvviso ti ritrovi a parlare col cameriere che vi serve al tavolo
e scopri che è scappato dal suo paese,
che è un bravissimo pianista,
che è un cantante lirico.
E ti ripete con la faccia avvilita e appassionata
'io non sono un cameriere, io sono un cantante'.
E poi succede che quella stessa sera
ti chiama lisa, la piccola lisa,
che dall'alto dei suoi sei anni
ti vuole raccontare dei quadri belli che ha visto
e ti dice di una grande tela rossa con un taglio al centro
e ti racconta che quella per lei
vuol dire 'che una persona ha ucciso se stessa,
perchè c'è il rosso del sangue e un taglio nella tela
che era sua, che aveva fatto lui, il pittore'
ti racconta un quadro dall'alto dei suoi meravigliosi sei anni.
allora, senti le altezze
dei sei anni di lisa
di un cameriere pianista che vive straniero in questo paese
e soffre e non si arrende.
Allora capisci che anche quella serata al tavolo degli orchi ha un senso.
E ti commuove, ancora una volta, la vita.

venerdì, febbraio 24, 2006


Non sopporto la gente che parla in continuazione.

Di questa terra di Liguria che attraverso mi piace invece questa luce priva di colore.
Grigio bianchissimo e silenzioso.

Scelgo il silenzio o il rumore assordante di una musica urlata.
Il chiacchiericcio inutile, no.

Pietre e acqua di Liguria. Alberi secchi. Nessuna opulenza vanagloriosa.

Riconoscente ammiro questa terra e questa acqua aspra di sale.
Terra che non s'agita di chiacchiere e di inutili carnosità.

Niente polpa. Niente marmellata.
Somiglia, questa terra, al mio cuore fatto di ruggine rossa, di incroci di architetture ferrose.
Niente polpa. Niente marmellata

martedì, febbraio 07, 2006


sono nata con occhi scuri d'acqua profonda
e con le mani aperte

sono nata sola

bambina, ho imparato le parole più lunghe e più difficili
correggendomi allo specchio

ho imparato ad andare in bicicletta
per scappare a ciò che non volevo

ragazzina, ho parlato alle piante di menta verdi
e a certe libellule che ti lasciavano vedere il cielo attraverso le ali

ho imparato a fare da me
ho imparato ad intrecciare nodi e a correre veloce
più dei maschi

oggi porto gli stessi occhi scuri d'acqua profonda
le stesse mani aperte.

corro veloce, so andare in bicicletta,
conosco tutte le parole,
guardo spesso il cielo
e so trovare qualsiasi colore.

queste sono le cose che so fare.

giovedì, gennaio 26, 2006


succede che alle volte
il ghiaccio bruci
e il sole sia freddo..

succede alle volte
che una bocca diventi solo denti e gengive

che un certo nome
diventi solo un numero tra altri due
nella rubrica di un telefono

che una foto
diventi
una fototessera impalata
e una carezza uno strofinare stoviglie da asciugare
distrattamente

giovedì, gennaio 05, 2006


essendo
una cicala
non posso far altro
che cantare
e fare
quello che mi pare

cerco allora
urgentemente
un cuore da formica
da installare
trapiantare

un cuore da formica
per stabilire decisioni
prendere a cuore ferree intenzioni
evitare futili tentazioni

se conoscete formiche
morte di recente
in feroci incidenti
o tragici eventi
sappiate che
io cerco un nuovo
cuore
misura trentatre
dunque mettetele
in contatto con me

in cambio
il mio cuore usato
offrirò
per qualunque richiesta
riceverò:
come ingrediente
per farci una sangria
o per qualsiasi altra
stregoneria

martedì, novembre 29, 2005


bella serata.
e poi ognuno sotto la pioggia per i cazzi suoi.
ognuno col proprio cielo sulla testa.
lei il suo lo guarda e non gli volta le spalle.
e oggi ognuno a mangiare in qualche selfservice per i cazzi suoi.
a specchiarsi la faccia in una qualche vetrina di pasticceria o farmacia.
ognuno a guardare di fronte a se una faccia qualunque.
tanto per sbiadire.
tanto per scolorire.
solo che poi la candeggina strappa.
strappa con un rumore che è quasi un piacere.
come forse si sono abituati a pensare il dolore. quasi un piacere.
uno strappo di lenzuolo bianco,
che li ha tenuti vicini nudi come bambini.
e ora stanno vestiti, in abiti che costringono.
ognuno per i cazzi suoi

lunedì, novembre 21, 2005


ripicche.
giochetti di potere. miseri come stirare bene i polsini.
miseri come mettere punti e puntini.
puntini pesanti come case
e incapaci di lasciare dolcemente in sospensione.
che noiosa
faticosa occupazione
che è l'amore.
e io voglio
invece poter stare scalza.
e mangiare l'uva con le mani. gocciolanti.
io voglio invece
lasciare le acri parole taglienti
fuori.
lance
appoggiate al muro della porta.
fuori.
e avere solo una camicia leggera leggera.
bianca.
a mia difesa, nel sonno, solo il velo lieve dei miei oli acquarellati.
ma queste sono possibilità date solo
dall'amicizia
e non da quel rancoroso, risentito, egoistico
sentimento
che è
l'amore

giovedì, ottobre 27, 2005


Cancellare
è un allenamento,
nelle lingue,
a bruciare papille gustative

cancellare
è un allenamento
di disordine
che nasconde assedi e oggetti
tra lenzuola di letti sfatti
e scarpe spaiate

cancellare
è un allenamento
di risate forzate
a tavola con gli amici

cancellare
è un allenamento
di cose da fare
senza lasciare neanche uno spazio
per il ricordo
della lana vetrosa e calda
dei suoi abbracci autunnali

cancellare è un allenamento
a confondere i nomi,
alla sostituzioni di quelle sillabe
che pronunci per prime
sulle labbra
al mattino

ma cancellare
ancora
non salva
dalla paura
di quei fuochi improvvisi
che possono esplodere
sul volto
tenero indifeso.
Cancellare non salva
dall'evidenza
di quelle fiamme
negli occhi

lunedì, ottobre 17, 2005


Qualcuno mi dice, allarmato:
guarda guarda
cosa hai tra i capelli!

Mi tocco con la mano sinistra
e trovo tra i capelli
biglie di vetro rosso.
Rosso scuro. trasparente.
le tiro via con le mani.
una. e poi un'altra. e un'altra ancora.
Cristalli di vino.
Cristalli di sangue.

Mi vergogno all'idea:
sono andata per strada
sono andata tra la gente
con il mio
vetro
rosso tra i capelli.

mercoledì, ottobre 12, 2005


lettera - mattina inizioautunno duemilacinque

il numero 9 della pianta del tè
richiesta che poi non fu evasa
da un pianista incapace
in una notte
che finiva la primavera o iniziava l'estate
chi può dirlo
i confini sono sempre incerti.
cuspidi ingannevoli e scivolose.

e allora io per te iniziai per l'ultima volta
quello che ora non riesco, per fortuna, a iniziare.
e sarà poi una fortuna?
la risposta a questa basterebbe per ogni mia altra domanda.
ma ora sono altri venti ad agitare le lenzuola contro il cielo
che sa essere solo azzurro.
come fosse un poster in una camera d'adolescente.

solo ai fantasmi si può raccontare di se con sincerità.
per questo scrivo a te
dopo aver mangiato
una frittata gialla di uova e di patate
e una pastiglia ai fiori d'arancio.

faccio sempre strani miscugli, lo sai.

ti saluto, caramente,
e ti ringrazio
solo
per il ricordo di me che ho con te.

venerdì, settembre 30, 2005


mi spaventa
sempre
ogni possibilità
di felicità

con tutto quello che comporta
la felicità...
doverla curare
difenderla
condividerla
dovercisi fermare

mi è tanto più cara e facile
l'inquietudine

si adatta meglio ai miei capelli azzurri
alle mie braccia graffiate
ai racconti notturni
con gli altri funamboli insonni
alle strade bagnate e ai miei segnacci neri

martedì, settembre 27, 2005


io dico bugie
e sono pura come un agnello
io incenerisco carni
e sono buona come miele
io disprezzo
e sono tenera e bianca come burro fresco

io vorrei tenerlo fermo e sputare
e però vorrei anche baciargli piano la nuca

lunedì, settembre 19, 2005


mentre le loro lingue tiepide
sorseggiavano
thè caldi
e altre lingue calme
grasse e benestanti

la mia lingua beveva il buio
e la pioggia della notte
più cattiva,
masticava vetri e denti rotti
e sangue di quello buono

mentre i cari amici belli
tra un locale alla moda e l'altro
giocavano con parole già dette
corteggiamenti noiosi e lenti
e previsti

io pregavo l'asfalto
che mi graffiasse
e il mio killer che diventasse
per favore
più cattivo

allora
ho corso con l'anima stremata
e ho sentito
la lama nelle spalle
tagliare
il mio vestito di veli belli e colorati.
il vestito
che avevo
messo per fargli credere d'esser bella.


E con le mani
mi hanno
spaccato il cuore
come un'angura in vendita
sui banchi del mercato.

volevano la prova?
vedere se era rossa?

spaccata, oscena, esposta.
rimane a sole e mosche
il suo sangue di rosa

venerdì, agosto 12, 2005


Calme le mani
Dolci di tepore che ti porti dalla tua casa
Toccano le mie per correggerne i movimenti storti
Le hai sentite graffiate e aspre
Fredde d’aria che mi porto dalla strada

E i tuoi occhi curiosi senza ansia
Attenti senza inquietudine
Mi torturano le ginocchia, le mie ginocchia ansiose e inquiete,
Già pronte a correre, a sentire il rimbalzo dei salti

E infatti non resisto
E salterò nella tua stanza
dove le tende ammorbidiscono la luce
e ti torcerò le mani, ti stringerò le ginocchia
ti fermerò il fiato
strapperò via le tende

fino a quando non mi cullerai
nella tua quieta dolcezza
solo allora mi fermerò
solo quando mi vorrai tenere nei tuoi abbracci


la pelle si libera
da ciondoli
e inutile ciarpame
rimango vestita solo di
ossigneo e bolle di sapone.
butto via borse
e conserve e la polvere sotto il letto.
butto via
fogliacci scritti di parole dolciastre
di inutili tentativi di spiegare
guardo roma
tutta intera
dall'alto di castel santangelo
immagino di volarci sù
come una sposa di chagall
do un addio
a certi vicoli
dove sono arrivata
col fiato corto
quelle sere di inizio estate
per portargli un mio modo di sorridere.
le bolle di sapone luccicano
e si rompono
e sulla pelle scivola il sapone.
e io respiro
per cercare ancora ossigeno
e il limpido
dei cieli di un inizio estate
che se ne va
scompare nei vicoli
che ho guardato
stanotte
dall alto di castelsantangelo.
da lì avrei voluto spegnere le luci,
lasciarmi solo lo scorrere del fiume.
e il mio volo
rosso
come l'amata di chagall.


Ho capito esattamente a che servono i mali d' amore:
a dare la misura esatta
della bellezza dei miei amici.
una sorprendente bellezza.

giovedì, agosto 11, 2005


svegliandomi
nella mia nuova stanza
scopro che l'universo è in armonia con me.
11 agosto che dovrebbe essere assolato e trasparente
ma
io sono incazzata nera
e fuori c'è un tempo da cani.

e allora penso che potrei provare
a influenzare le maree, e, che graziosa idea, i MAREMOTI!

martedì, luglio 26, 2005


cibi fritti
e letti sfatti
foglietti scribacchiati
spiccioli sparpagliati

disordine di letti, abiti e scarpe
lavandini e trucchi

e il disordine delle cose
mette disordine
di sogni e di pensieri

così passa di corsa e senza tempo di malinconia
un'estate calda e affollata
un'estate di fretta e di briciole
smangiucchiate correndo per le scale

gli amori
stanno lontani
in disparte
e si disordinano
si confondono e si distraggono
solo alle volte tentando definizioni
di 160 caratteri

ma restano sospesi lungo le autostrade
lungo i fili dei telefoni
come voli d'uccelli in viaggio

e mi piacciono così

e a guardarli sorrido
con lo sguardo in alto
come un bambino sorpreso

giovedì, luglio 07, 2005


La ragazza ha denti d'oro
e un bambino piccolo
che dorme senza ninna nanna

la ragazza ha il volto scuro
ma è bella
bella come un angelo sbagliato

la ragazza porta solo gonne lunghe
e chissà quale amore respira
al caldo di un letto
confuso di lenzuola e sudore e voci e bambini

la ragazza lava i vetri
dietro i quali stanno volti stampati,
nervosi di traffico e di lavori da 8ore,
e fondotinta chiari e foulard e punti carburante
e ciao caro ciao cara
e dove vai in vacanza questestate
auricolari e notiziari e mutui bancari

la ragazza tiene le mani sui fianchi
e guarda lontano

la ragazza respira
il vento e la strada
io mi incanto della sua bellezza
e vorrei regalarle la mia gonna a fiori
e vorrei ascoltarla parlare

ma il semaforo si fa verde
e io alzo il volume della musica
per non vedere
i ciao caro ciao cara e che fai questestate

lunedì, giugno 20, 2005


che domenica schifida

meglio l'assenza
meglio non essere in un posto che esserci per starci come una foca in un pollaio

e poi io le odio le galline
con quelle loro zampette secche
e quegli occhi rotondi

io non sono una persona civile
e quando in un posto non ci voglio stare
mi giro sui tacchi e me ne vado

me ne vado

giovedì, giugno 09, 2005


solo le prime gocce mi prendono
corsa bagnata di gocce e sudore fresco
terra di vento negli occhi
gambe veloci a spingere e buio e discese

alle spalle sbatte il portone di casa

e allora
scoppia la mezzanotte
e scoppia la tempesta
entusiasmante di lampi e d'acqua e vento

ne assorbo tutta l'elettricità

me
la tengo sotto la pelle
e trattengo i lampi nella lingua

lunedì, maggio 30, 2005


entro 24 ore

ho solo tre possibilità:

o vado in analisi
o mi converto all'ennesima nuova religione
o mi innamoro
come una corsa di bambino

con la semplicità del bisogno
con la semplicità
per una volta
del pane
le parole no per favore per una volta
vorrei evitarle schivarle schifarle lasciare agli altri gli esercizi di stile
io so solo
mangiare accanto

e ho solo
24 ore di tempo

lunedì, maggio 23, 2005


'...I tempi moderni sono tragici e densi, non tempi di arcadici riposi. Agli artisti moderni toccherà darne testimonianza...'

da Renato Guttuso, uomo coraggioso di vita e di colore.

con molta molta riconoscenza per le tre dense intense ore trascorse nella sua mostra al Chiostro del Bramante.

mercoledì, maggio 18, 2005


ho colto
il ridicolo di certi occhiali da sole
e di certi capelli
pieni di gel
ho colto il ridicolo
delle parole
fresco e carino.

ho colto il ridicolo di certi sguardi seri e seriali.
di certe pose da manichino.

ho colto
la bellezza
di due bambine sorelle che
trasformavano l'elemosina
in un gioco in un balletto in un sorriso.
anche la guerra può diventare gioco per chi
si inventa la propria verità?
in una brutta metropolitana
ho colto la dignità
dei capelli raccolti e della gonna lunga coi merletti
di una bambina zingara che si dondolava
al suono di fisarmonica
di suo padre.
ho provato rispetto per certi passi stanchi
per certi sguardi soli.

ho colto
ho preso
ho spalancato gli occhi
ho voluto essere l'uno e non l'altro
ho colto
l'importanza della scelta

martedì, maggio 10, 2005


urgenza
di bellezza e pieni baci.
angoli diventati
rotondi morbidi caldi.
e mangio poco
per un languore vuoto
che più che pastasciutta
vuole baci.
e respirare vicino.
per riempirsi ancora.
una pozzanghera che aspetta
un temporale, un acquazzone
a cascata.
per riempirsi ancora.
e uscire fuori d'acqua.
entusiasta straripare fuoriuscire
a fiotti.
zuccheriare.
imbambolare.
il tempo?
quale tempo?
immobili incanti
che ne sanno del tempo?

lunedì, maggio 02, 2005


canzoncine
sabbia nei piedi
mi sfilo le mie calzette rosse
e guardo, a occhi spalancati,
la pulizia bianca dell'estate

cieli ripuliti
anima bagnata
pizzette fredde e fantasprite
sui tavolini della terrazza al mare
che amo
sopra a ognaltracosa

e non penso
nessun 'se'.
basta questo.

sulla terrazza al mare
che amo

martedì, aprile 26, 2005


Lui ha i capelli rossi ma non se li merita.

Gioca con le sue biglie di vetro.
le incrocia e le rincorre.
Le vuole sempre di colore diverso, e sempre nuove, per carità,
perchè la noia non arrivi troppo presto.
E ogni volta che il sole ne fa brillare casualmente una
pensa che sia quella la più bella:
non si accorge che la luce viene dal sole e non dalla biglia
perchè,timoroso di perdersene qualcuna,
tieni sempre lo sguardo basso,
verso l'angolo della stanza.

Col respiro affannato cerca
di afferrare tutto ciò che gli passa accanto
perchè sia suo
e non di un altro.

La sera il sole si abbassa dolce e i bagliori spariscono.

Ma a lui,affannato ad arraffare biglie,
rimangono solo
le sue mosche e il suo angolo
mentre le biglie rotolano
casualmente
via

Io, di quel sole che conosco bene, durante la notte conservo il caldo sulla pelle, e so che ogni mattina
all'alba
lo sentirò ancora.

Io non ho i capelli rossi ma li meriterei.

venerdì, aprile 15, 2005


sta seduto davanti a noi
e sta da solo.
Benedetti quelli che non hanno
bisogno di compagnia.
Legge e non alza lo sguardo.
beati quelli che leggono soli in mezzo alla folla.
Alza lo sguardo due secondi. ci guarda.
nero di vite, nessun ammiccamento e occhi stanchi.
Benedetti quelli con gli occhi stanchi. per saper tanto guardare, per saper poco dormire.
benedetti i suoi occhi neri e i capelli e i suoi neri pensieri.
sconosciuto
parola bella
belle le sue mani

poi siamo andate via
e lui è rimasto

mi sono voltata
a guardargli la schiena
in quell'istante ho avuto un'illuminazione

benedetti quelli che andando via da un autogrill
ricevono folgoranti rivelazioni

mercoledì, aprile 13, 2005


adesso pure la gastrite.
è una novità.
i tumultuosi sogni notturni e il mal di schiena,
segni inequivocabili,
mi spingono a partire.
quando una faccia ti colpisce solo perchè
te ne ricorda un'altra
be', c'è poco da ridere.
E' il momento di sparire
è il momento di partire.
quando allo specchio hai un'espressione imbecille da rossella o'hara
e piangi leggendo la sirenetta di andersen
è il momento di andare.
Il luogo deve essere aspro
il tempo non ben determinato
canottiere e pantaloncini rossi
sapone e un pettine di legno
bicicletta o gambe
le strade meglio se lunghe e vuote
la compagnia di quelle con le quali non
c'è bisogno di parole.
Sudore e sole. Pane e pioggia.
E basta.
mettendo tra me e ciò che è noto
spazio fisico
lontananze di chilometri.

le fughe sono una mia specialità

chi sa fuggire è a metà dell'opera

lunedì, aprile 04, 2005


"la birra e il gin tonic
non bisognerebbe mischiarli, specie a stomaco vuoto"
me lo dicevano sempre da bambina

"non fare fughe da film se sei in un talk show,
altrimenti nessuno ti inseguirà"
me lo diceva sempre mia mamma mentre, nei pomeriggi estivi, mi preparava il pane con lo zucchero

"una strega e una guardarobiera sono due cose diverse.
e tu non sei una guardarobiera"
me lo diceva sempre nonna anna mentre mi pettinava i capelli

"l'istinto tuo e le certezze assolute altrui
non dovresti mai mischiarli"
me lo diceva sempre il mio gatto parlante la sera prima di addormentarci

"avresti dovuto lanciargli qualunque cosa ti
trovassi davanti in quel momento e andartene via"
me lo ha detto il mio amico francesco, qualche sera fa

ho contravvenuto ai consigli
a tutti proprio tutti i consigli

è per questo che mi hai
incontrato a ostiense
di notte
in bicicletta
in abito da sera
con una sola marlboro
assolutamente insonne
e però anche con un assolutamente
ingiustificato
presentimento di felicità

mercoledì, marzo 16, 2005


B O O M!!! S T O N G ...S T o n g.....stong stong stttttttttt.........:

caduta...

lunedì, marzo 14, 2005


e così ora sto in bilico
sul precipizio di questa primavera

venerdì, marzo 04, 2005


'Sono
un'aragosta che vive
in un acquario di ristorante.
Mi hanno legato le chele con una fascetta di plastica.
Ho occhi tondi e neri che
hanno visto mari larghi,
ora guardano di traverso,
dal vetro appannato,
coppiette stanche,
bocche che sbadigliano sguaiate
o ridono di parole che io da qui non sento,
uomini pieni di dopobarba,
femmine pieni di anelli,
bambini lamentosi,
comitive rumorose.
Sto ammassate con altre aragoste e dei granchi in un acquario di ristorante.
Per loro, le altre, non riesco a provare più
neanche solidarietà.
Neanche amore.
E come si fa a fare l'amore con le chele legate?
Passo il tempo a ricordare il mare.
Ieri sera davanti al mio vetro è passata una ragazza
coi capelli scuri, aveva gli occhi stanchi, lucidi e belli. Ci siamo guardate a lungo.
Poi però i suoi amici l'hanno chiamata per andare via.
Lei li ha seguiti senza voglia.
Io l'ho salutata con un cenno delle antenne.
Io lo so che lei stasera tornerà a liberarmi.
Quella ragazza chiederà di comprarmi,
mi metterà in un secchio di plastica pieno d'acqua
e andremo insieme al mare. Mi scioglierà le chele e mi
butterà nel mare.
Da come mi ha guardato tornerà.'

Tornerà. Con un secchiello di plastica rosso.

lunedì, febbraio 21, 2005


primavera
per favore ritarda ancora un poco

io non sono ancora pronta
ai tuoi strattoni
a quel tuo modo di tirarmi per un polso
ai tuoi incanti distratti
alle tue fughe

io ora è qui che devo stare

ho idee che vogliono esser fatte
parole da scrivere
cose da compiere
prima che l'inverno sia finito

se tu arrivi adesso
lo sai già
io ti seguirò
di giri e di corsa
dimenticherò
tutto il 'dovuto'
davanti solo profumi
e quei tuoi cieli
troppo grandi
troppo aperti
pronti al volo
squarci nel cuore

e salterò
scapperò
dimenticherò tutto
correrò giù per le scale
le gonne tirate sù
la nuca sudata

primavera ritarda ancora un po' a venire
primavera
ho ancora tante cose da fare
lasciami ancora un po' con questo inverno
silente e freddo
che mi tiene nelle case
a lavorare fino al mattino

primavera non mi buttare ancora
negli occhi luci
e piazze odorose
non ancora
lo sai
io a tutto quel celeste
a tutto quel bianco
a quella vertigine
non posso resistere

giovedì, gennaio 27, 2005


considerazioni telefoniche notturne tra due amici e la solita falena:

j.: bo'...mmh...non so, mi sento un po' così
lo sai com'è con gli amori senza amore...'ste storie un po' di riciclo...un po'
da supermercato sentimentale.
Amorazzi.
se fossero foto sarebbero delle polaroid.
e io preferisco bresson.
però ci casco sempre.

s.: sì...lo so...
è come col ristorante cinese

j.: ???

s.: dopo un po' che non ci vai
dici - dai dai andiamo al cinese è un sacco di tempo che non ci vado
sì sì al cinese -
poi subito dopo che si sei stato
esci sempre con un vago senso di nausea
e dici - Basta eh! al cinese mai più!
mi è rimasto tutto sullo stomaco...
e poi, cazzo, c'ha tutto quello stesso identico sapore..
io al cinese mai più! -
Poi però, dopo un po' che non ci vai,
una sera ti salta in mente
- ma perchè non andiamo al cinese?!?! e daiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!-
e ci ricaschi.

j.: sì, i finti amori sono come il cinese...come mc donald...
va be'
mi faccio riso bianco, una tisana al biancospino, e vado a dormire

s.: 'notte

j.: 'notte, copri bene la cuccia della falena che stanotte nevica

giovedì, gennaio 20, 2005


La gente quando è felice diventa
noiosa e conservatrice.
E non si inventa nulla.
Sono gli inquieti infelici che
cambiano trasformano e non hanno paura.
Sono gli infelici entusiasti
che fanno le rivoluzioni.
Gli infelici sono immorali e coraggiosi.

venerdì, gennaio 07, 2005


e quegli spazi vuoti,
quegli oggetti,
mi assediano
mi aggrediscono
mi abbagliano con una malinconia
violenta e struggente.
Con le loro ombre sole
urlano ciò che manca

giovedì, dicembre 30, 2004


-e gli ho dato uno schiaffo...

-uno schiaffo ??!?! ma daiii ma scherzi?!

-e che sarà mai? quanto siete pavidi e civili tutti quanti!
hai capito bene.
un colpo. semplice, chiaro.
un gesto poco urbano colpire in faccia qualcuno?
L'indifferenza quella sì che è urbana, civile.
Vero?!?

-tu sei matta

-tu no

mercoledì, dicembre 29, 2004


la situazione è più grave di quanto pensassi:

vado avanti a brodini formaggini e camomille
non mordo più
non avveleno più
se mento arrossisco
bevo sciroppi caramellati
la sera vado a letto presto
se le salamandre si ammalano le porto dal veterinario
uso la scopa per ramazzare

chiunque conosca un metodo
per recuperare
stregheschi poteri e facili costumi
è pregato di mettermene a conoscenza
via fax
via mail
via telefono
o più tradizionalmente lasciando una messaggio sotto
la quercia più vecchia

è piuttosto urgente



martedì, dicembre 28, 2004


sentimento dominante:
nausea

nausea di immagini
sarà colpa delle vetrine
o delle riviste d'arte contemporanea
o del traffico
o della casa dei miei così piena di cose

ma ho nausea di immagini
mi passa ogni voglia di tracciare segni
ogni colore mi dà il voltastomaco

devo ripulire gli occhi e la testa
avrei bisogno forse
di un'infinita disabitata neve
di un infinito cielo deserto senza una nuvola
o di un buio puro assoluto

come ci si svuota dai segni e dai colori e dalle luci?

troppa folla
di mani e volti e forme e grovigli

ho bisogno di nulla

non voglio contribuire anche io a questa
confusione grottesca





glielo dico?
non glielo dico, tanto non capisce

martedì, dicembre 21, 2004


non ho capito ancora se è stato un buon anno...
sicuramente affollato
sicuramente affannato
sicuramente non mi ha risparmiato

provocatorio
e poco indulgente
un anno di corsa
un anno che mi ha lanciato nel vuoto
e nel prossimo
o si vola
o si cade

ma
sia chiaro
se si vola
si vola
se si cade...
si rimbalza



è un po' che non passo da queste parti
e infatti mi chiedevo che fine avessi fatto..


venerdì, dicembre 10, 2004


che vento stamattina
mi ha un po' scompigliato i capelli...
proprio ora che stavano
così in ordine pettinati
lisci e dolci come un'acqua di lago

ma non volevo scrivere questo
volevo piuttosto scrivere che
le tre e mezzo (non del pomeriggio)
è l'ora perfetta
per scappare via
da un luogo
o da sè stessi
e
se dovete fuggire fatelo
sempre un po' prima dell'alba
prima che la luce vi sorprenda.
la luce è così spietata.

certe volte poi
dopo la mezzanotte si diventa
improvvisamente
bellissimi
come cenerentole
da tarantole a cenerentole.
topi non ce n'erano
nè zucche o altri ortaggi
ma uno specchio
e ho visto che i miei
occhi marroni
erano diventati verdi
avreste dovuto vederli.
però
quanto fugge in fretta la bellezza
l'afferri
e poi arriva il vento
e se la porta via
girando
girando
le direzioni che girano non hanno mete
servono solo a seminar tempeste
e io
da bambina quanto le amavo le tempeste
le cercavo nei luoghi alti
sul mare

cazzo che vento
che s'è alzato stamattina
gira
ma per ora gira basso

meglio abbassare le vele
prima che si strappino
o forse
vediamo che succede a vederle
gonfiarsi gonfiarsi
come palloni
magari si vola
magari si scoppia

magari si scoppia
per la punta di un ago

magari si vola
attaccati a un filo in una mano

venerdì, dicembre 03, 2004


...i surrogati dell'amore
i quasi amori
inquinano
più dei diserbanti
più dei pesticidi
più delle bombolette spray

mercoledì, dicembre 01, 2004


l'azienda per la quale lavoro
non si vuole rassegnare
ancora provano
a farmi affezionare al
business
così mi hanno regalato
un fighissimo, managerialissimo
palmare qtek
ma io invece che per riunioni
e relazioni e note su outlook
e budget in excel
lo uso solo per
inviarci
filastrocche
sms sconci
e foto di carciofi e mandarini
e per cercare
musichette
e per filmare
tramonti autostradali
fiori buffi e tangenziali

mercoledì, novembre 24, 2004


Si va be'
gran bella cosa
i fiori d'inverno
però
conti alla mano
alla primavera mancano
ancora
circa

250 bicchieri di vino
un centinaio di post
20 giorni di pioggia
una dozzina di film
un migliaio di mail
una cinquantina di 'vaffanculoatutti'
una cinquantina di 'viamotutti'
120 notti di cui...
una ventina di nottitroppobrevi
una ventina di nottitroppolunghe
una decina di notti insonni
una ventina di 'bastamenevoglioandare!'
un paio di 'ioquaciresto!'
1 o 2 amici che scompaiono
1 o 2 amici che compaiono
una decina di 'cazzononmelaspettavo'
7/8 episodi di tachicardia
qualche centinaio di baci finti
qualche bacio vero
5 o 6 ripensamenti
una ventina di treni
almeno 4 tubetti di carminio...

mio dio che fatica
non so se ci arriverò
a questa primavera





sabato, novembre 20, 2004


Il pittore dipinge in uno stato di 'incanto',
in una condizione di astrazione,
in una bolla che chiude e isola e compenetra
lui con il suo modello,
reale o mentale che sia.
Alle volte accade che
chi si trova di fronte alla sua tela
finisca in quello stesso stato di 'incanto'.
Quella io la chiamo un'opera d'arte.


giovedì, novembre 11, 2004


Alle volte,
per uno di quegli scherzi del destino e delle coincidenze,
ti arrivano notizie su di te
che non sapevi

e scopri che
mentre credevi di essere libero
e che tutto fosse ancora possibile
eri uno scoiattolo
che correva in un labirinto cieco

e, puff, affondi. Sasso nello stagno.
E sei un bambino stupido
stremato

e scopri che,
alla fine
nel montaggio del film,
i pezzi in cui eri tu
li hanno tagliati
e ora appari solo in una scena di folla,
sei di schiena, e ti si riconosce solo dai tuoi capelli lunghi neri

eri l’eroina, ma di un mondo sotterraneo,
regina di un corte notturna
di gufi ed elfi muti,
ma l'eroina vera viveva in superficie,
al sole,
più luminosa e bella.

E scopri con sorpresa che eri tu la cattiva della favola
colpa dei tuoi capelli lunghi neri
del tuo rifiuto dei ruoli e delle leggi
del tuo non dare nome ai sentimenti
del tuo coraggio che non misura spazio
del tuo darti senza inizio nè fine


lunedì, novembre 08, 2004


mi infastidiscono le domande di chi mi chiede
perchè dipingo un lavandino o un letto...
come se solo pesche e mandaranci fossero
oggetti degni di essere dipinti

mercoledì, novembre 03, 2004


ho imparato una cosa:
A DIFFIDARE SEMPRE DI QUELLI CHE LEGGONO SOLO SAGGI. E NEANCHE UN ROMANZO.

e così questo, tra i miei 5 pregiudizi, si colloca al terzo posto. Tra i baresi e le ragazze che indossano indumenti di colore pastello.

lunedì, novembre 01, 2004


Corse accaldate sudate
in discesa
mi hanno provocato una totale perdita della voce.
be',sì, è vero, è un fatto seccante
però
tuttosommato
non è male poter rispondere alle domande e osservazioni altrui
sollevando le spalle, faccina costernata, e indicando ahimè a gesti che
‘non posso rispondere’
Non è male non rispondere al telefono
pigiando
-rifiuta-
seguito da messaggino conservato in 'bozze': ‘scusa, non ho voce, non posso parlare,
mi farò risentire quando la voce sarà tornata’
insomma non è male
essere esonerati da -spiegare, argomentare, rispondere, giustificare, chiarire,chiacchierare, raccontare-

così senza più voce
sciarpa di seta blu intorno al collo
quante parole vuote che mi evito
che bei silenzi pieni che mi godo

esonerata dai buongiorno-buonappetito-come stai-chefainellavita-civediamopiùtardi?-miaccompagni?-prego-grazie-passatounbuonfinesettimana?-Dove andiamo a pranzo?-Ti piace questo ti piace quello?-E di quel film che ne pensi?...-

che bei silenzi pieni che mi godo
parole solo scritte
mi faccio bastare un repertorio di
testa su e giù per dire sì
testa di qua e di là per dire no

tanto che quando la voce tornerà
forse simulerò silenzio ancora un po’...

giovedì, ottobre 28, 2004


bambini puri e cattivi,
giocavano
senza avvicinarsi mai troppo
senza dirsi mai troppo
presuntuosi di libertà

ma la notte del temporale...
avvicinandosi
senza prevederlo,

improvvisamente sentirono complicati i saluti

e, improvvisamente più veri e morbidi e tiepidi,
divennero complicati gli abbracci

nella bocca dei baci arrivò uno sconosciuto sapore dolciastro
come se fosse malinconia

nelle parole
si mischio l'urgenza di dire 'come' 'cosa'
con il pudore di dire 'come' 'cosa'

così dietro la porta, senza prevederlo,
ognuno dalla sua parte
sentì
un vuoto nella pancia
forse anche nella testa

"...ma la pancia e la testa insieme sono l'anima, lo sai?..."
disse lui

"..ma no.. no...
che anima...
ti sbagli forse è solo che fuori ci sono lampi e tuoni...
è suggestione
è tutta suggestione
è rumore di pioggia
è solo il temporale.."
disse lei

e risentì il dolciastro nella lingua



mercoledì, ottobre 27, 2004


le passiflore rosse, tre passiflore rosse,
tormentate e sanguinanti di carminio
scaldate appena dall'ocra, livide di blu nelle ombre dei petali,
escono da un fondo scurissimo...

emergono, si aprono
con l'urgenza della passione

la passione ha sempre fretta

i colori e i gesti sono veloci
imprecisi
sporchi
fiammeggiano solo in alcuni rari,improvvisi tratti
immerse nel fango

Sono sempre innamorata del mio ultimo quadro...
eppure
tra qualche giorno,già lo so, non lo sopporterò più

giovedì, ottobre 21, 2004


Io.:ma così morirò dissanguata...

S.:però, cazzo, le occhiaie ti stanno proprio bene
col pallore autunnale
soprattutto con il maglioncino nero a collo alto
incantevoli le guance scavate... contrastate dalla pienezza del corpo

Io: 'fanculo. esteta decadente del cazzo.



mercoledì, ottobre 20, 2004


ERRATA CORRIGE al post:lunedì, ottobre 18, 2004 Posted 5:17 AM


ieri, a seguito dela pubblicazione del post contenente accenni vaghi ad amici/compagni di merende, mi è arrivata la seguente richiesta di integrazione. La mittente non è in generale adatta a stare in liste/elenchi...ma l'errata corrige ci sta tutta.
Pertanto, confermo e sottoscrivo quanto di seguito riportato.
1adelle2cretine

p.s. tra le cose viste al largo dei bastioni di orione hai dimenticato i miei piedi nudi al comando dei carabinieri, mentre il maresciallo constatava un ammutinamento dei suoi uomini e tu spiegavi a Ratti Lorenzo che cosa si intende per 'fantasia hermes'

-----Messaggio originale-----
Da: Monica
Inviato: martedì 19 ottobre 2004 20.30
A: A Giovanna Noia (E-mail)
Oggetto: INTEGRAZIONE!


oggetto: ma io qui dove cazzpita sono???
c'è l'amica coi capelli ricci che è xxx
i 2 amici che che si amano come pazzi che saranno xxx e l'americana
C'E' ADDIRITTURA XXX
e io???? integra-tu e reintegra-mi!!
dunque, io
quella che:
* non ha pazienza
* che non ha pazienza ma ascolta tutte le tue IPOTESI dai tonnetti in poi ANCHE in, ma soprattutto per, ore improbabili
* che non ha pazienza ma fa le poste ai tuoi fidanzati georeferenziati incurante dei passanti che dicono uuuh! guarda là, 2 lesbiche in macchina!
* è una delle 2 cretine
* ha i capelli lisci
* all'occorrenza si porta la cena
* prende atto dei tuoi geronti
* ha superato la prova della tisana al biancospino al retrogusto di bagno pubblico
* altro che navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di orione... ha visto la muffabuffa dell'architetto e le sedie per gli ospiti del guardiano del faro, un manganello tra le sliding doors di un ascensore e una borsetta rosa equivoca agitarsi nella notte sulla litoranea per pratica di mare.
* ha dominato il picco delle 22.30 preciso come neanche l'8 è mai stato
* conosce la tua sensibilità: quella per i peperoni rossi sotto un casco e sopra una camicia auaiana e quella per i musi bagnati dei cani
* ecc., ecc.

grazie in anticipo. so che mi darai soddisfazione.


lunedì, ottobre 18, 2004


il fatto è che io sono capace di attenzione solo verso ciò che amo

e uno come fa ad amare l'idea di mettere al mondo un nuovo 'piano tariffario'!??!?!

insomma
uno come fa a provare interesse per una tabella di tariffe al minuto e opzioni e promozioni e scatti alla risposta di 12 eurocent in un mondo in cui ci sono i cieli, la cappella sistina, i disegni di schiele, i ragazzi con gli occhi neri con cui fare l'amore,il vento di notte, lo sguardo di quella ragazza ieri al supermercato, i colori a olio, le nuvole veloci, i ponti sui fiumi, il pane caldo, l'amatriciana e il vino,i ragazzi pallidi con cui fare l'amore, la musica, l'acqua salata, le corde di chitarra,il sudore di chi sa correre, il rosso fiero del sangue e quello fragilissimo dei papaveri, le memorie dei pc, i voli di nureyev, le parole, la mia amica coi capelli ricci, il mio amico che mi prepara da mangiare quando sono stanca e quello che mi ha insegnato ad essere libera, i miei due amici che si amano come pazzi,la bellezza di mia mamma, il coraggio di mio padre, lisa che impara a scrivere, i ricordi, le coincidenze, la possibilità di immaginare qualunque cosa, di immaginare anche più di quello che esiste...

con tutte queste cose qua da vivere e amare e cercare come si può, come cazzo si può provare interesse per un PIANO TARIFFARIO ?!?!??!

e poi la stupida sarei io!!! pfui...
secondo me quelli che amano lavorare sono malati.

giovedì, settembre 30, 2004


esterno notte, rientriamo, io salgo sulla mia bicicletta, l. armeggia con la catena del suo motorino

g.: addirittura i guanti! non fa così freddo

l.: non è per il freddo. E' che da quando ho visto un cane pisciare sulla catena del mio motorino li metto sempre prima di toccarla. Anche d'estate.

g.:E' proprio vero che le brutte esperienze lasciano il segno e inducono ad aumentare le difese. Pensandoci...ultimamente ne abbiamo visti di cani pisciare sulla catena, eh, come metafora, voglio dire!C'hai ragione tu: col cazzo che me li tolgo i guanti! Neanche d'estate!

e vado via, veloce e silenziosa...
bella corsa in bicicletta ieri notte.
bel fresco ieri notte.

lunedì, settembre 27, 2004


ma perchè perchè
non riesco a godermi la serenza piacevolezza
della brezza?
perchè non riesco a godermi il tiepido
delle tisane e la semplicità di una carezza?
perchè ho bisogno sempre del tanto
del troppo, dell'impossibile, delle ustioni del fuoco, dei
venti che strappano radici e fanno volare mucche?



mercoledì, settembre 22, 2004


frammenti da una serata di inizio autunno tra due amici, una falena domestica e la pasta coi broccoli...

- scusa sono in ritardo perchè non trovavo parcheggio. Ma non sono venuta con la bici perchè sentivo freddo.-
- ma ci saranno 40 gradi!!!-
- forse era un freddo interiore -
- vino rosso o bianco? -
- quello che hai già aperto -
- la pasta coi broccoli mi piace, buttane mezzo chilo -
- per due mezzo chilo?!? -
- oh...non giocare con le mie mutande -
- ma ti escono dai pantaloni! -
- hai già dato da mangiare alla falena? -
- sì le ho dato la composta di limone -
- ma lo sai che ormai si lascia anche accarezzare? -
- le sigarette continuano a venirmi male -
- le falene sono più cani che gatti, come carattere voglio dire -
- a proposito...la tua macchina puzza di cane bagnato -
- è che ci entra la pioggia -
- e comprati un arbre magique -
- ma tanto a roma non piove mai -
- ma ti piace la canzone? -
- è un po' alla degregori/consoli -
- ? -
- ma secondo te...va be' niente...ci penso ancora...
tu a lei ci pensi ancora? -
- ohhhhhh...t'ho detto di non giocare con le mie mutandeee! -
- l'una?!?! ho dormito due ore? -
- va be' -
- facciamo un brindisi -
- a cosa? -
- all'interruzione dei cicli, dei corsi e dei ricorsi -
- facciamo una lista dei nostri pregi e difetti?
ma lo sai che i pregi mi vengono in mente solo quando dico i difetti? -
- inizio io. difetti: non sono buona, intemperanza, egocentrismo, devo dimagrire, inconcludenza...infedeltà (quando non sono innamorata)
pregi: intelligenza, fantasia, passione, entusiasmo, amicizia...porto la quarta...fedeltà (quando sono innamorata)...-
- bel culo lo hai detto? -
- ah no...è vero! grazie eh!
- che sonno! -
- però tu non hai fatto l'elenco dei pregi e difetti! -
- io vado -
- buonanotte -
- buonanotte -


martedì, settembre 21, 2004


"...c'è modo e modo di amare
e c'è modo e modo di soffrire per amore.

Io, ahimè, obbedisco a una certa imprescindibile, stagionale, ciclicità. Alla quale non riesco a sfuggire. In verità, funziona sempre così, da quando avevo cinque anni:

In primavera mi innamoro...vagamente...approssimativamente, allegramente, lievemente. Qua e là.

D' estate uno dei miei gai amori primaverili si acutizza e si conclama come morbo fatale e io mi convinco che quello, proprio quello, è il più grande amore delle mia vita. Ardo, fremo, sono felicissima, sono infelicissima, mi accaloro, non dormo, non mangio. Dimagrisco come un gatto e mi vengono le occhiaie.

D'autunno, come un soufflè venuto male, il più grande amore della mia vita si affloscia, si ammoscia, si accascia e io mi faccio la solita convalescenza a base di sciroppi, coccole, ripensamenti.

D'inverno mi dimentico dell'ammore. Sublimo nell'arte. E sto tranquilla e serena.Faccio cose, vedo gente. Mediamente felice... fino alla fine di febbraio, già temendo l'imminente arrivo dei primi fatali giorni di marzo.

Ultimo bilancio dei consumi indotti dall'amoroso morbo:
circa 600 euro in scarpe (rosse, col tacco, con la punta, sadomaso, con le stringhe, senza stringhe, ecc)
una decina di rossetti (effetto bagnato, effetto mat, effetto attac, ecc)
almeno 200 euro di profumi dai nomi che mi vergogno a ripetere
4 scatole di valeriana per dormire
2 bottiglie di sciroppo di guaranà per stare sveglia
20 biglietti di cinema consumati nei pomeriggi in cui 'avevo bisogno di stare da sola al buio'
tutta la collezione primavera estate di intimissimi
1 amico emigrato all'estero pur di non dover più ascoltare le mie confidenze
3 dei miei fidanzati primaverili abbandonati perchè tanto 'nessuno è come lui'

favorendo però, in compenso, la produzione di:
un centinaio tra poesiole, sonetti petrarchiani e filastrocche splatter
tre canzoni neomelodiche
due capitoli di un romanzo harmony
4 quadri
una ventina di disegni

quasi quasi... lo rifaccio
lo rifaccio?
no no
non lo rifaccio

promessa solenne: le prossime primavere mi faccio legare a un lampione di via sannio, con i tappi di cera nelle orecchie... non ci casco più eh! no no

perchè, io lo dico sempre che
L'AMORE TOGLIE L'ALLEGRIA E LA LIBERTA'

tie'..."









mercoledì, settembre 15, 2004


umanità nella folla del mattino
di gente in corsa verso il lavoro
di uomini donne
impiegati operai
gente in auto, motorino
gente a piedi
tutti freschi di acqua e sapone
deodorante e camicia pulita
in questa umanità non troppo variegata
ho intravisto
sul bordo della strada,
in uno sputo di praticello,
una coppia.

Un cane e una vecchia.

Lei era curva, piccola
col passo malfermo
una camicia antica bianca inamidata
denti deboli
gambe storte ciabatte di panno

lui era un doberman
altissimo
muscoloso e vigile
lucido e forte
canini da presa

li univa il filo del guinzaglio

lui la trascinava, quasi

poi si sono seduti su una panchina
lui dritto e fiero
lei un po' affannata
accasciata

lui cane da combattimento
lei vecchia da ospizio e farmacia

lui si è girato verso di lei
si sono guardati

amici
complici
mi sono sembrati bellissimi
diversi
amici
e sono rimasta ancora un po'
rallentado fermando quasi la mia auto
incantata
a guardarli

poi i clacson delle altre macchine
mi hanno costretto a lasciarli
così
soli in mezzo a tutta quella
non troppo variegata umanità




martedì, settembre 14, 2004


a tenere gli occhi sempre così spalancati
alla fine bruciano un po'

mercoledì, settembre 08, 2004


di pomeriggio
così all'improvviso
come un acquazzone estivo
che ti becca senza ombrello
senza niente
spalle scoperte
e gambe nude
così mi ha sorpreso il pensiero di quel ragazzo:
un calcio nel sangue

allampanato e notturno
il mio fratello
il mio amato caino
con la faccia sempre di sorpresa
il passo sempre sbandato
le frasi sempre 'verbo all'imperativo e neanche un aggettivo':
vieni qui
non te ne andare
vai
rispondi
non parlare
raccontami una storia
sì verrò
non ci sarò


mercoledì, settembre 01, 2004


L.: - ma perchè, cazzo, racconti tutte quelle storie?

IO.: - è che...non sono io che sono bugiarda..
sono gli altri che non sopportano la verità.
Poi è anche che...le storie mi piacciono -



martedì, agosto 31, 2004


Provo a pensare cosa stia facendo tu. forse non sei lontano dal mare.
Forse sei a tavola con i tuoi. Con tanti piatti e il cesto del pane e il sale e l'olio.E ti invidio un po'.

mercoledì, agosto 25, 2004


c.:- perchè non ci vuoi venire? -

l.:- perchè...perchè...come gli uccelli che si sono feriti un'ala...non sono sicuri di riuscire a volare..e allora temporeggiano sulla terraferma ancora un po'
prima di provare, di nuovo, a buttarsi nel cielo...-

c.:-ma io t'avevo chiesto solo di andare a prendere una birra -


lunedì, agosto 23, 2004


buoni propositi per l'anno nuovo:
1 - non berrò mai più il caffè delle macchinette in ufficio
2 - non tollererò più coinvolgimenti in conversazioni con argomenti tipo: scelta della palestra/i bambini di oggi sono più svegli/il mare è meglio farlo a giugno o settembre/si passa più tempo in macchina che.../i veri furbi sono quelli che ad agosto rimangono in città/da quando c'è l'euro/ma chi lo ha votato berlusconi?/segue...
3 - non sarò più gentile con gli imbecilli
4 - non sorriderò più anche quando non ne ho voglia
5 - se dovessi incontrare per strada il G.B. non faccio "quella superiore" ma gli do un calcio nello stomaco e poi gli sputo. Anzi, non vedo l'ora di incontrarlo.
6 - non raccoglierò più le confidenze di chi, quando racconta, è noioso e/o ripetitivo.
7 - non accetterò più di stare in compagnia quando ho voglia di stare sola
8 - non leggerò mai più un libro della mazzantini
9 - mai più mai più userò l'aggettivo 'allucinante'

Sostanzialmente sarò PIU'INTOLLERANTE e inevitabilmente PIU' FELICE

sabato, agosto 21, 2004


vacanza...
vacante vuoto
e infatti svuoto di ogni cosa me e le mie giornate.
dormo e nuoto.
solo l’indispensabile.
penso anche, ma vagamente,
pensieri formulabili con non più di dieci sillabe per volta
però stamattina
ho finito il primo capitolo
ovvero: ‘Di come, con l’inganno, levo dalla mani di una che si chiama Allegra la vita delle begonie rosse di L.’
e ho iniziato il secondo, ovvero ‘Di come, facendo pipì nel cesso di L., noto una scatola di augmentin e ricevo un’improvvisa illuminazione’

ho le mani sudate: scrivere è soprattutto un esercizio fisico.
Meglio tornare a dormire.


domenica, agosto 15, 2004


Esterno notte
Festa estiva in spiaggia
I presenti hanno ovviamente tra i 25 e i 40 anni:
qui sembra che non esistano altri esseri umani che quelli di questa età.
Le donne ostentano pance scoperte, gli uomini camicie di lino bianco e sigari di buona qualità
Luccicano, le donne, sulla pelle e sui vestiti
Alcuni si agitano alla musica
Altri si agitano in conversazioni di autopromozione
Altri, invece, stanno bloccati in un unico, continuo, paralizzato sorriso
Tutti vanno in barca a vela
Tutti hanno fatto almeno un corso da sommelier.
Ovviamente cercano di coinvolgermi in danze, pavoneggiamenti e conversazioni
dalla solita inevitabile partenza –che fai nella vita?- come se si potesse rispondere a una domanda del genere con un'unica, immediatamente comprensibile, frase -dove sei stata in vacanza?- come se tutti d'estate dovessero necessariamente andare in qualche posto riconoscibile come 'esotico' e 'da vacanza';
conversazioni dal solito inevitabile approdo – magari ci si vide domani per un giro in barca –
-col cazzo che ci vengo in barca con te!- vorrei rispondere, … ma mi trattengo.

Che diavolo ci faccio io qui?
Sto per vomitare:
il fatto è che le mie emozioni si trasformano sempre
Immediatamente in qualcosa di fisico:
liquidi, malattie, emicranie, gastriti, sudore, vomito…
Per salvarmi dal vomito
uso il metodo che ho imparato da bambina
e che mi ha salvato in tante situazioni,
in tutte le situazioni in cui quello che ho intorno non mi piace
in tutte le situazioni in cui ho un immediato bisogno di fuggire:
alzo la testa verso il cielo
e mi lascio incantare
mi perdo in quel buio e nelle stelle lontanissime
dopo pochi istanti vengo risucchiata verso il cielo
sono dentro al cielo
Quello che ho intorno scompare
E sono salva

Penso a Lotar
Questa è la sua gente
Questi i suoi luoghi, le sue “situazioni”, come si dice,
forse lui è così
forse non sa camminare sui pezzi di vetro
forse non ha mai saputo farlo

Torna una sensazione di vomito.
Sorrido al cameriere, un ragazzino tisico stanco e sudato,
anche lui vorrebbe sparire da lì,
capisce il mio sorriso solidale e lo ricambia
Butto giù
Un altro bicchiere di vino e risollevo lo sguardo
aspettando che il cielo mi prenda e, di nuovo, mi porti via


domenica, agosto 01, 2004


penso di Mète: è così alto che finisce sempre per apparire distratto.gli orizzonti sono più a portata di mano. se guarda sempre al di sopra della testa e degli occhi degli altri allora la sua vista sarà piena di orizzonti, di linee lontane

ma forse... è solo che beve troppo

venerdì, luglio 23, 2004


a luglio
a roma
a sera
amo
le panchine ai bordi delle strade
con le
birre prese nei bar e bevute
sotto lampioni gialli
che illuminano isole d'asfalto caldo

mi piace guardare da lì
la città
sfiancata dal caldo

sulla panchina
tra il negozio di scarpiere e il semaforo rotto di via magnagrecia
io e a. abbiamo parlato
di matricidi con una vecchia checca profumata e compiaciuta della sua tracolla finto hermès
sotto i lampioni gialli del pigneto
io e f.
abbiamo parlato
di geografia e d'amore:
- per andare a perugia si può passare da mantova? -
- volendo sì -

sere d'estate
col caldo che stanca e piega le ginocchia
e mai mai i pensieri
mai i nostri pensieri
sere dove le parole
escono più lente
e diventa di più lo spazio tra le
domande e le risposte
il caldo ammorbidisce le nevrosi
e cancella dolce dolce i rancori d'inverno
le amo
certe panchine metropolitane
ancora di più
quando sono in luoghi improbabili
non quelle dei parchi
ma quelle messe tra un tabacchi un platano spennato e l'insegna d'un dentista
in un angolo dal quale si può vedere
magari una finestra illuminata di cucina
e le auto passare
e la fermata d'autobus
che si fa meno affollata quando è buio


da celine:

«scrivo come posso, quando posso, dove posso [...] ho sempre dovuto rubare ore a quelli che mi davano lavoro, rubare tempo ai mestieri che mi davano il pane [...]. Scrivo in fretta e furia, come sempre ho vissuto: in fretta e furia»

giovedì, luglio 22, 2004


gli amori carnali riducono all'osso

giovedì, luglio 15, 2004


Diretto roma-napoli, pomeriggio domenicale.
Io sono stata appena sputata fuori da un uragano.
E ora non c'è più un filo di vento.

Davanti a me sta seduto un tipo con al collo
una catena da motorino, e i capelli incollati dal
gel con la cute a vista. Maglietta bianca. Smanicata.
Sollevo lo sguardo e subito lo riabbasso perchè so che di lì
a un minuto dirà qualcosa...
Lasciami in pace, per favore, fanciullo smanicato.
Oggi non sopporto perturbazioni al silenzio.
Il rumore del treno, continuo e privo di contenuto,
quello posso sopportarlo.

Per ora lui gioca nevroticamente con le suonerie del telefono. Io sto con
la testa bassa sul mio libro. In realtà non leggo...percorro
il labirinto che disegnano gli spazi bianchi tra le parole.

Mi isolo ancora di più con le cuffiette nelle orecchie,
ma eccolo che mi fa un cenno...
faccio finta di niente
ma lui, impavido, si china con la faccia davanti al mio libro.
Mi chiede di togliermi un auricolare. Per cortesia, me lo levo.
- T'ho visto ieri sera - sorride ammiccante - tu fai la cubista al club21!-
lo dice sicuro e felice.
- No. Non sono io. Ieri sera non ero su un cubo. E non ballavo -
Lui mi guarda perplesso e deluso.
Rimetto l'auricolare
Gli leggo sul labiale qualcosa del tipo - scusa, mi sembravi proprio tu-

Riprovo di nuovo ad allontanarmi coi pensieri.
Ma non riesco a non pensare con un certo affetto al mio alter ego cubista al club21.
Ci penso. E me la immagino.
Me la immagino in questa domenica pomeriggio. Con le ciabatte e l'accappatoio che gironzola per casa assonnata. In testa ha un mollettone che le tiene sù i capelli e sbocconcella qualcosa da mangiare. Ha ancora un po' di trucco in faccia.
La TV è accessa su domenica in...i genitori stanno seduti su un divano marrone, di pelle marrone. Un vassoio di pastarelle sul tavolino del salotto. Il fratello più piccolo parla al telefono.
Me la immagino annoiata. Sbadiglia e guarda fuori dalla finestra.
La finestra dà sui binari della ferrovia.
Lei sicuramente, come me,la odia la domenica pomeriggio.


martedì, luglio 13, 2004


insostenibile
il cielo azzurro dell'estate
insostenibile questo stupido cielo celeste stoviglia





venerdì, luglio 09, 2004


interno giorno
ore 8.00, prima colazione

L. (sospirando): -il mondo è pieno di gente che si sta cercando-

G. (sbadigliando) : - sì,
creditori che cercano debitori insolventi
assassini che cercano vittime
zanzare che cercano vene
gatti che cercano topi-


cammino verso i posti in cui voglio andare.
prendo l'anima e la sbatto per bene,
come una tovaglia dopo pranzo per levare le briciole.
rimane qualche macchia di vino.
me la tengo.
è arrivato un vecchio pazzo a scuotermi una spalla.
è arrivato un bambino muto a tirarmi per la gonna.
un ragazzo con gli occhi vacui e i pensieri disposti
in ordine alfabetico mi era cascato davanti...
non era un ragazzo, era un sacco di iuta pieno di polvere e foglie secche

scavalco il sacco, esco dalla lista in ordine alfabetico...
e vado via




mercoledì, luglio 07, 2004


arrivata la primavera
potevamo ancora aspettare l'estate
ma, cazzo...,
ora che l'estate è arrivata,
che cosa aspettiamo?

martedì, luglio 06, 2004


ehm...mi sa che...
non sono una rondine.


oltre che andare a capo mi piace mettere la doppia
interlinea per sottolineare
un "cambio"
una interruzione
una sospensione

ma la sospensione
non è una bella sensazione

spesso presuppone
l'esistenza di un burrone


lunedì, luglio 05, 2004


Ogni volta così.
Guardando il mare dalla terra sento un desiderio così
forte di farne parte, di tuffarmici dentro, che quasi
ne soffro, come un pesce tirato fuori da un amo.
Sono d'acqua, di sale e d'alga verde.
Non sono terra. Non sono pietra.
Vado verso ogni cielo lontano, verso ogni puntino
d'orizzonte.
Mi porta una corrente buia, fredda e profonda.

mercoledì, giugno 30, 2004


un incipit

La notte del 28 giugno fu la notte in cui strapparono il cuore dal petto di t.
Da quella notte t. continuo a vivere, ma senza più il cuore nel petto. Pur sentendone ancora il peso. Anzi i primi tempi il peso fu addirittura doppio, triplo. Quella notte si sentirono gabbiani e corvi urlare insieme. E ci furono vento e zanzare e onde paurose e su tutto un buio assoluto, un buio di cecità.
t. imparò da allora ad odiare il mare e i posti di mare, cercando rifugio nei luoghi non troppo felici. Chè a chi hanno strappato il cuore dal petto non sono sopportabili, i posti felici.
Che cosa ne fu di quel cuore non si sa. Forse lo beccarono gabbiani e corvi. Forse gli amici del gringo lo tagliarono a pezzetti e ci giocarono coi cani. Forse fu portato in processione da grilli e falene. Forse, e questa è l'ipotesi più terribile, ancora sbatte in un'acqua di mare, sopravvivendo a tempeste e secche.
In quanto a t., con grande sollievo delle beghine e di quelli che non avevano potuto averla, gli occhi luminosi le si velarono di fuligine e il passo perse la sua fiera insolenza.
Cosa sarebbe accaduto da quel momento non era facile prevederlo, t. avrebbe
detto "nulla", perchè nulla ormai riusciva a fare senza cuore se non sopravvivere.
Ma qualcuno avrebbe ancora scommesso sulla chica senza cuore dallo sguardo velato, chè chi l'aveva così mutilata non poteva dormire sonni tranquilli.
Perchè a mutilare angeli e demoni si paga qualcosa. Così si dicono i vecchi dell'isola.

venerdì, giugno 25, 2004


ma chi lo ha detto
che una farfalla se si bagna le ali
poi muore?
ieri una farfalla falena
è finita sotto l'acqua del rubinetto
poi io mi sono messa a piangere
perchè pensavo che fosse morta
ma non era morta muoveva le zampe
così ho telefonato a elleno
perchè quando non so che fare telefono sempre a elleno
e lui che è sempre estremo
mi ha detto
uccidila uccidila
altrimenti soffre di più
ma io non l'ho uccisa
perchè io quando non so che fare
telefono sempre a elleno ma poi non faccio mai quello
che mi dice
così l'ho messa ad asciugare al sole
e sono uscita
quando sono tornata l'ho trovata che dormiva tranquilla
sul portasapone
stamattina si è svegliata ha volato anche un po'
e abbiamo fatto colazione insieme

la morale della storia è:
non credete mai a chi dice che
una farfalla se si bagna le ali poi muore

giovedì, giugno 24, 2004


improvvisamente sento
la poesia delicata e misteriosa
degli oggetti
io che non volevo dipingere altro che facce
e corpi
ora rimango abbacinata da una pera
mi incanto di fronte a un ciottolo scheggiato
a una sedia vuota
e mi imbambolo alla vista di un letto bianco disfatto


metropolitana
ostiense
passanti veloci al mattino
pavimenti sporchi neon e profumi di dopobarba
improvvisamente un rumore diverso
un tonfo un urlo
un uomo
corre
un altro
in divisa lo insegue
corrono corrono
ognuno col proprio ruolo preciso
inseguito
inseguitore
guardie e ladri
come da bambini
che da bambini già ci insegnano a scegliere un ruolo e tenercelo

io istintivamente mi scanso
faccio largo a chi fugge
lo seguo con lo sguardo
ce la fai ce la fai
corri corri
mi sento lui
mi metto nei suoi panni nelle sue gambe sgangherate e magre
poi mi giro
l'altro, l'inseguitore, si è fermato
è un ragazzo in divisa
a testa bassa un po' deluso si ferma
si aggiusta i pantaloni imbarazzato
si guarda intorno
ha perso lui
se ne vergogna un po con i passanti
io abbasso lo sguardo
e sento pena
pena anche per lui
mi sento lui
mi metto nei suoi panni
in quel suo brutto lavoro
che lo costringe a tenere una pistola infilata nella cinta
mi si stringe la gola

e
mi sento inseguito e inseguitore
e mi chiedo
perchè provo una pena profonda e misteriosa
per questi due uomini?
perchè penso che non giocherò mai con lisa
a guardie e ladri?
perchè sento dentro ogni volta le paure e le debolezze e le ragioni
di tutti?
perchè non so stare mai, mai, dalla parte di uno o di un altro?
non so perchè ma
tuttosommato ne sono felice
io sono così lo sono sempre stata
in fondo
lo ero anche da bambina
quando si giocava a cowboy e indiani io
chiedevo sempre
di fare
il cavallo o il totem o il cuoco

mercoledì, giugno 23, 2004


ieri
mentre
correvo su via appia in bicicletta
che la macchina come dicevo è pure rotta
una busta
si è infilata nei raggi
la bici si è inchiodata
mi ha catapultato in un volo
di un metro e mezzo in avanti
e sono caduta nel centro esatto dell incrocio di via appia
si è formato un capannello di gente
che diceva

uemaronnadocarmine
è viva per miracolo
miracolooooooooooooooooo

per fortuna non passavano macchine se no ero morta
e oggi voi vi potevate incontrare tutti al mio funerale
così finalmente vi potevate rivedere che non riuscite mai a incontrarvi
e nuccitelli come al solito c'avrebbe provato con tutte soprattutto con chiarella
e pure con le altre mie amiche in lacrime e anche con gli amici...
e luigi si sarebbe messo la cravatta cocozza da acchiappo
e la masala vi avrebbe presentato il fidanzato nuovo
e qualcuno sarebbe tornato da lontano
e qualcunaltro avrebbe detto
-era na brava uagnedde
sapeva pure checenà-
e intanto riccardo avrebbe distribuito inviti per la festa a ostia
e gpdm avrebbe detto -e dire che stava pure imparando a ballare la salsa-
e il meccanico sarebbe venuto a chiedere i 400 euro della riparazione ma nessuno
glieli avrebbe dati


quasi quasi mi dispiace di non essere morta

lunedì, giugno 21, 2004


bisognerebbe scordarsele
le canzoni


giovedì, giugno 17, 2004


comunque avevi ragione tu
tocca ammetterlo
ieri quel posto
era pieno
di donne piene di strass e rossetti fluorescenti e pantaloni aderenti
su culi fatiscenti
e uomini con magliette aderenti
su bicipiti prepotenti
italiani travestiti da latino americani
e panini finto hawaiani

collanine etniche e insopportabili musichette

tutto stipato in stand dai colori acidi
troppo cadmio troppo magenta
troppo poco blu
e la commessa platinata che ti da del tu

piuttosto insopportabile

mi ha immalinconito


Majakovski ha detto “Dio ci salvi dal maledetto buon senso"

Dio ce ne salvi
e non avremo rimpianti

gli artisti i pazzi e i bambini sono privi di buon senso

io
sono priva di buon senso
e infatti non ho rimpianti
ma un sacco di ematomi, graffi, contusioni,
livide ginocchia e lividi sguardi...

e allora
invidio un po', ma a volte, solo a volte,
quel colorito roseo e pasciuto
delle persone che il buon senso ce l'hanno
quel loro passo costante e lineare
quel loro modo lento di parlare.


mercoledì, giugno 16, 2004


alta marea
che riempie
e inonda
che fa venire voglia d'affogare
lava che corre
scorre
sulla terra
e la incendia d'oro e di rosso
e fa venire voglia di bruciare




lunedì, giugno 14, 2004


siamo ancora così fragili...


ieri da termini a s.giovanni
di corsa
via merulana con i bagliori del sole sulle
cromature dei motorini e sui capelli
dei passanti...
buste della spesa
sedani e pane
finestre
e tram
e vento
a roma in bicicletta a primavera
mi sento
un bambino
un bambino felice

martedì, giugno 08, 2004


"...Uno a un certo punto crede di aver raggiunto un equilibrio. Uno a un certo punto si addormenta sereno più o meno sempre alla stessa ora e si sveglia al mattino fischiettando, contento di scendere al solito bar a fare colazione. Uno a un certo punto sta senza pensieri a giocare con gli amici e a flirtare con qualche bel tipo. Uno a un certo punto pensa di essere immune da incantesimi e sortilegi. E si sente libero, sicuro e lieve come una libellula sull'acqua.
Poi una sera, una sera qualunque, solo forse un po' più profumata delle altre,arriva qualcuno.E ti sembra uno qualunque.
Poi mette una musica ripescata chissà da dove. una musica che ti sembra di aver già sentito da qualche parte, tanto tempo fa. Ti prende per un polso e ti fa ballare. E tu senti la testa confusa e leggera e le parole ti escono più lente. E quella sera non vai a dormire alla solita ora. e al mattino scendi al bar e invece del cappuccino ti prendi due caffè corretti. e con gli amici rimani silenzioso. e mentre il solito bel tipo parla tu non ascolti e fissi il soffitto.
Così a un certo punto ti accorgi che quello che ti ha fatto ballare l'altra sera era uno stregone. e tu col cazzo che eri immune dagli incantesimi!..."

lunedì, giugno 07, 2004


Io non le sopporto le domeniche
Io non sopporto le attese


"...solo se saprai stare senza attese vedrai cose
che gli altri non vedono..."

venerdì, giugno 04, 2004


qualcuno ieri mi ha chiesto
di dirgli chi era fabrizio
io ho risposto
che
era il capo degli zingari.
che era un poeta,
malato come tutti i poeti.
che era un porto di mare.
che era uno con le dita
magre da suonatore di chitarra.
che era uno che mi ha accompagnato
molte notti in molte strade in molti volti.
che quando se ne è andato è stato come un
cattivo presagio.
che adesso è
uno dei miei angeli custodi,
quello che mi suggerisce cattive strade e coraggiosi pensieri...

lunedì, maggio 31, 2004


provo ad astrarlo nelle linee dei miei disegni
nei colori stesi sulle tele bianche
provo
ma non ci riesco
perchè lui è carne, ossa e cuore




acqua di mare sulla bocca
nella bocca tra le dita.

poche le parole e dette
senza verbi
tornate da lontano
da filastrocche semplici
sillabe di bambini

così, voglio, dimmi, bacia

-------------

giovedì, maggio 27, 2004


- perchè sei andata via subito e in silenzio? -

- perchè mi sembrava un pollaio. E io non sono una gallina -

martedì, maggio 25, 2004


preoccupante uno sguardo che ogni volta che lo incroci ti viene da sorridere


io sono una rondine

venerdì, maggio 21, 2004


girogirotondo
casca il mondo casca la terra

con
piccole dita bianche e unghie sporche
giochi
plastiline contorte e bambole ansiose

sfogli, attenta, margherite magre
m'ama non m'ama m'ama non m'ama

girogirotondo
casca il mondo casca la terra

con una bocca curiosa di paura
mangi foglie d'oleandro
e zolfo di fiammiferi

I tuoi giochi sono
cani impiccati
e frecce arruginite
salamandre magiche in acqua di fosso

girogirotondo
casca il mondo casca la terra

tutti giù per terra


giovedì, maggio 20, 2004


...però luigi me l'aveva detto...

martedì, maggio 18, 2004


...oggi sono
guerriero stanco di guerra
giaguaro stanco di jungla
ago stanco del pagliaio
due stanco del tre
ombrello stanco di pioggia
girandola stanca di vento...




avrà letto tre libri in tutta la sua
vita, due erano quelli della scuola guida,
il terzo usciva a puntate su donna moderna

mercoledì, maggio 12, 2004


Nel mio blog non ospito parole altrui
di solito. questo sì.
da "tu, mio", erri de luca:


"...Ecco, già stavo indagando su di lei, in cerca di una sua verità.
Ci si innamora così, cercando nella persona amata il punto a nessuno rivelato, che è dato in dono solo a chi scruta, ascolta con amore. Ci si innamora da vicino, ma non troppo, ci si innamora da un angolo acuto un poco in disparte in una stanza, presso una tavolata, seduto in un giardino dove gli altri ballano al ritmo di una musichetta insulsa e decisiva che fa da colla di pesce per una faccia che si appunta a spilli sul diaframma in petto. Da subito mi innamoravo a vuoto di Caia, di una ragazza più grande, dal dente spezzato in un sorriso a grandine, che aveva toccato la mia mano senza riguardo per la ferita e mi era intima per questo.
M'innamoravo secondo un impulso contrario all'evidenza: che io ero di molto più adulto, che a me toccasse il compito di proteggerla dai pericoli dell'isola, custodendo il suo segreto che non conoscevo ancora ma che doveva esserci e io
l'avrei saputo, io solo..."


per dire la differenza tra la felicità non illusoria della creazione,
per esempio la felicità che per me deriva dal disegnare un'immagine che prima non esisteva,
e qualsiasi altro tipo di felicità,
per esempio quella di un bacio,
mi viene in mente
la stessa differenza che c'è tra un "volo" ed un "salto".
Un salto è solo l'illusione del volo.
Un suo riflesso. Uno zoppicante tentativo di volo.
Pochi istanti e di nuovo i piedi sono giù.
con un rumore sordo che li riporta
all'asfalto, al marmo, alla terra.


martedì, maggio 04, 2004


basta
sono stanca di parole sillabe lettere suoni aeiou accenti sù
solo voglio
vedere toccare annusare masticare mordere e schiaffeggiare
sentire
caldo morbido liscio e poi freddo metallo cromato bagliore
respirare
in silenzio
stanca
del dominio tirannico delle parole
della loro prepotenza
della loro presunzione di poter spiegare tutto.
Adesso capisco che le parole
spesso sono incapaci.
E io con loro.
Viziata dal troppo dire.

venerdì, aprile 30, 2004


curiosa e graffiata e livida
come un gatto selvatico
randagismo
primavera di pioggia
asfalto bagnato
devo scappare
correre
devo mettere tutto questo
nei capelli, nelle mani, nello sguardo della mia strega



martedì, aprile 20, 2004


Ma questo parla solo di centri fitness e colleghi! Dice figa, fiko che figo.
Zoppicante manager presunto in realtà nuovo proletario in subaffitto.
Pratica la vela per riscatto sociale: la cima la bolina la randa
che palle!
Sono sicura che il mare prima o poi lo sputerà fuori, stanco pure lui di tutta questa ipocrisia, con una bellissima onda anomala ci liberera prima o poi da tutti questi velisti fashion mesciati e abbronzati. Splash!!! Sarà divertente.

E a me, a ripensarci, non può che tornarmi in mente il ritornello di venere
di carmen consoli "...triste annoiata e asciutta...sarei la tua
venere storpia...sarei..."


Mi piace pensare che l'essenza di trementina sia fatta con le gemme delle conifere.

venerdì, aprile 16, 2004


foschia milanese su roma stamattina
e "un gelato al limone un gelato al limone" alla radio

inevitabile un principio di gastrite in fondo al cuore...

ma quando cazzo arriva questa primavera?





giovedì, aprile 15, 2004


pessimismo o presunzione?

glielo scrivo?
non glielo scrivo
tanto non capisce


...Anna si agita, arranca tra qui numeri imprigionati in un alveare di celle excel e fa fatica. Lei i numeri non li capisce mai facilmente, non le piacciono. La fanno sentire stupida. Già da quando aveva cominciato a scriverli le prime volte non le veniva bene. Inciampava nell’angolo troppo acuto dell’1 e in quelle curve chiuse dell’8, quelle curve che giravano a vuoto all’infinito, ruote per scoiattoli. Per non parlare di quando avevano cercato di spiegarle che quei numeri potevano essere sommati e sottratti. E poi le divisioni, che tutti gli altri bambini, anche quelli più piccoli di lei, sapevano fare e lei no e se ne vergognava. E appena qualcuno provava ancora un volta a spiegargliele, ‘ste divisioni, lei non riusciva a stare dietro alle cose logiche che quello diceva e diventava rossa e si sentiva le guance caldissime come stessero per scoppiare e allora perdeva completamente il controllo dei suoi pensieri.
E si ricordava di quel pomeriggio in cui suo zio, quello bello e importante, lo zio che parlava bene, lo zio con i capelli bianchi e gli occhi azzurri e la camicia profumata d’amido, aveva spaccato in due una matita rossa e blu, per la rabbia. Perché lei non capiva. E quella matita era rimasta sul tavolo della cucina, accanto al barattolo dello zucchero rovesciato, con lei che la fissava paralizzata. Senza piangere. Senza battere ciglio. Con le braccine magre lungo i fianchi su una sedia troppo alta. Sgomenta e piena di vergogna.
E quelle due metà spezzate, la metà rossa e la metà blu, rimanevano un mistero che la terrorizzava. Quella per lei era UNA matita rotta per la rabbia, continuava ad essere una sola matita, rotta a causa della sua stupidità, non due parti…”divise”…come le vedeva lo zio furioso.
E invece, per la piccola Anna, quanto era più facile far scorrere la penna in fluide paginette d’ “uva” e di “sole” e di “la mia mamma cucina”. E, quando era più grandicella, a raccontare vacanze al mare che in realtà non aveva fatto. Ma era facile immaginarle e scrivere. Arrampicarsi con l’inchiostro su montagne di sabbia e disegnare sul foglio parole complicate per un bambino piccolo, come “cavalluccio di mare” e “alghe marine”.
Scrivendo respirava e per qualche momento si liberava dalla convinzione e dalla vergogna di essere stupida...


mercoledì, aprile 14, 2004


di nuovo mi sono mischiata con la vita
ne segue L'attesa
ne segue L'inquietudine
e la voglia di tornare
di andare
smania nelle gambe
e rosso negli occhi
sale nella lingua

voglio diventare asettica
come una garza sterile

voglio diventare isolata
come un filo di rame in un tubo di plastica

voglio diventare un broccolo bollito
voglio diventare pastina d'ospedale
cucciolo di cane con gli occhi chiusi
e d'inverno pallone dimenticato sulla terrazza al mare


Esistono cose che si muovono di proprio movimento interiore e cose che sono immobili e si muovono solo per "reazione", con un movimento provocato dall'esterno.
Un esempio del primo caso e' il mare. Le onde del mare sono sue, del mare. Non sono uguali, non sono prevedibili.
Un esempio del secondo caso sono i movimenti circolari di un'acqua di lago provocati da un sasso lanciato. Quei cerchi concentrici sono uguali e controllabili. E appartengono alla mano che ha lanciato il sasso.
Il lago e' un mezzo. Il mare e' inizio e fine.



martedì, novembre 25, 2003


oggi sono afona. e assaporo, nella gola stanca, il silenzio, non senza provare già una certa nostalgia del rumore. degli echi.


provo ora per capire

venerdì, gennaio 17, 2003


come buttare una bottiglia in mare. sperando che non colpisca in testa una cernia.

Home